Suona la sveglia, sempre alla stessa ora, 6.30. Mio padre si alza e si dirige in bagno per fare quello che fa ormai da 40 anni, prepararsi per andare in fabbrica. Suona un’altra sveglia, mezz’ora dopo, sento il fruscio delle lenzuola e vedo mio fratello che dopo un attimo di smarrimento si dirige verso il bagno. Uno esce e l’altro entra con un sincronismo perfetto. Entrambi, alle 7.30, si ritrovavano nella stessa auto che li porta nel medesimo posto, tutto senza scambiare una parola.
Quei suoni che di mattina scandivano i miei risvegli sono finiti. Non ci sono più i vestiti da lavoro sulla lavatrice, non c’è più quel profumo di truciolo di ferro che ti rimane addosso per un po’ prima di perdersi, e non sento più il profumo di sugo che aleggiava per la casa il lunedì mattina, quel sugo che, insieme a polpette e salsicce facevano la gioia di tutti.Tutto era tenuto insieme come un grosso puzzle. Gesti, profumi e suoni stavano insieme, incastrati perfettamente. La fabbrica ha chiuso dopo qualche tempo e quel pezzo di puzzle è venuto a mancare. Con esso è cambiato tutto, i ritmi, i tempi, i profumi e i suoni, tutto è diventato qualcos’altro che deve trovare un nuovo posto.